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La prima visita ginecologica è un momento estremamente importante, in cui la donna acquisisce consapevolezza di sé e del proprio corpo. Quando effettuarla e come si svolge? Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Francesca Ferdeghini, Specialista in Ginecologia e Ostetricia presso le nostre sedi di Castellanza e Corbetta.


Dott.ssa, quando consiglia di effettuare una prima visita ginecologica?

Consiglio generalmente una prima visita ginecologica in adolescenza, dopo che la paziente ha avuto i primi rapporti sessuali, in quanto ritengo molto importante effettuare un controllo della salute della ragazza ed altrettanto fondamentale fare counselling sulla contraccezione. La consiglio però anche prima, a seguito del menarca (la prima mestruazione), qualora dovessero verificarsi periodi di amenorrea (assenza di ciclo mestruale) molto prolungati o casi di polimenorrea, ovvero mestruazioni molto frequenti ed abbondanti. In questi casi viene effettuata un’ecografia transaddominale ed un controllo mediante emocromo (i cosiddetti “esami del sangue”) per valutare che non vi sia un’anemia che può condizionare la qualità di vita della paziente.


Come si svolge la prima visita con l’adolescente che ha già avuto rapporti?

Quando si presenta in prima visita un’adolescente che ha già avuto rapporti, prima di effettuare la visita è mia premura spiegare alla ragazza come si svolgerà: di norma viene effettuata un’esplorazione vaginale e vulvare esterna, visita ginecologica bimanuale e successivamente un controllo ecografico. Al termine della visita dedico attenzione a tutto ciò che riguarda la contraccezione: valuto insieme alla ragazza se e quali contraccettivi utilizza ed informo circa l’importanza dell’utilizzo della contraccezione di barriera, ribadendo che il coito interrotto o la mancata contraccezione sono da evitare.


Se l’adolescente utilizza o richiede di iniziare una terapia ormonale contraccettiva, come prosegue la visita?

Se l’adolescente richiede di iniziare una terapia ormonale contraccettiva è importante fare counselling sul tipo di contraccezione, sul tipo di terapia orale estroprogestinica scelta (“pillola”) elencare altre tipologie di contraccezioni (ad es. anello, cerotto, spirale) nonché gli eventuali effetti collaterali. Consiglio sempre di abbinare la contraccezione di barriera per i primi anni al fine di prevenire non solo malattie più importanti come quelle sessualmente trasmissibili, ma anche le banali infiammazioni o infezioni che possono insorgere dopo i rapporti. In alcuni casi è possibile ricorrere anche al metodo contraccettivo ad impianto sottocutaneo, un metodo poco diffuso in Italia ma diffuso molto all’estero: si tratta di un piccolo dispositivo inserito sotto pelle nel braccio non dominante, che si sceglie dopo attenta valutazione di alcune caratteristiche della paziente. E’ molto importante seguire le linee guida della Società Italiana di Contraccezione nella prescrizione di una terapia contraccettiva. E’ necessario valutare alcune caratteristiche fisiologiche della paziente quali peso, altezza, BMI o patologie in atto da tenere in considerazione, valutando il rischio trombofilico personale o famigliare.


Come si conclude la visita? Dopo l’attenta anamnesi, in alcuni casi prescrivo esami ematochimici mentre in altri casi prescrivo direttamente la terapia considerata più idonea per la ragazza. Eseguo sempre un follow-up con le mie pazienti, comunico spesso con loro anche via e-mail, generalmente a distanza di circa tre mesi chiedo loro di raccontarmi come prosegue la terapia prescritta.


Dott.ssa Francesca Ferdeghini, specialista in ginecologia e ostetricia

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