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Cuore da controllare per chi fa sport, le implicazioni del Covid


Parola d’ordine: ripartire. Ripartire nel migliore dei modi, ripartire rispettando le regole e salvaguardando la salute dei nostri pazienti e del nostro staff, ripartire come prima. Anzi, meglio di prima.

Perché quel che è successo ha cambiato delle cose ed è nostro dovere interpretare quei cambiamenti per migliorare, in ogni ambito. Il dott. Gianluca Castiglioni è il nostro specialista di medicina sportiva: da lui passano gli atleti e gli sportivi che si vogliono sottoporre a una visita che noi consigliamo sempre di fare, anche quando non è obbligatoria.

Con lui, parliamo di quello che il Covid ha cambiato nella sua specialità.“Diciamo che le cose non sono ancora chiarissime, visto che dobbiamo ancora capire bene come procedere con i test che ci consentono di stabilire la positività al virus o la produzione di anticorpi: questa è la prima cosa da chiarire, prima di fare qualsiasi ragionamento”.

E perché?
Perché cambia tutto, in ottica di una ripresa delle attività: allenamenti, partite, tornei. Prima di parlare di ripresa, bisogna fare questi accertamenti: molte squadre professionistiche lo stanno facendo, e gli atleti poi si regoleranno di conseguenza.

Un’avvenuta positività, anche asintomatica, cambia le modalità di ripresa all’attività sportiva?
Chi è stato positivo dovrebbe sottoporsi a esami più approfonditi: un test da sforzo massimale, un ecocardio, un holter per monitorare il cuore sulle 24 ore, una spirometria, delle analisi ematochimiche, una radiografia ai polmoni.

Per quale ragione?
Perché sembra esistano delle complicanze a lungo termine per chi è stato infettato dal virus, complicanze che possono portare a dei processi infiammatori legati al cuore. Bisogna essere molto attenti e non si può improvvisare: in qualità di  medico sociale di una società di calcio, insieme a tutti gli altri medici dei tre gironi della Lega Pro, abbiamo chiesto di non far riprendere il campionato, a causa della non praticabilità dei protocolli proposti per riprendere le gare, sia per motivi di fattibilità che economici nonché di responsabilità del medico della squadra.

Questo vale per i professionisti. E gli amatori?
Il consiglio è quello di stabilire se c’è stata una positività o meno, se ci sono stati contatti con persone positive, se l’organismo ha prodotto o meno anticorpi: questo, per fare un primo screening.

E poi?
Poi, sempre e comunque, il consiglio è quello di sottoporsi a una visita di idoneità sportiva: sempre. A maggior ragione, dopo questo periodo caratterizzato dall’esplosione del Covid e da una lunga inattività. 


Francesco Caielli          

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